Handy-cam
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Autore: Leandro Castellani
Premesso che la parola ‘camera’ viene usata in inglese per indicare indifferentemente sia la cinepresa che la telecamera, il termine significa letteralmente ‘camera a mano’, cioè camera utilizzata senza il supporto di treppiedi, stativi o cavalletti.
La cinepresa mobile viene impiegata assai presto per alcune riprese di attualità (famose le immagini dell’assassinio di Alessandro I, a Marsiglia nel 1935, carpite appunto grazie all’impiego di una cinepresa ‘a mano’) o per ottenere particolari effetti, dalle ‘soggettive’ ai sussulti di un terremoto, alle fasi di una lotta, ecc.). Ma è solo alla fine degli anni Cinquanta che se ne scopre un nuovo uso espressivo, nel cinema statunitense underground Ashley, Engel e Orkin; Mackenzie; Cassavetes; Leackock, ecc. e in quello francese d’avanguardia, da Rouch a Reichenbach, al primo Lelouch, grazie anche all’adozione di cineprese sempre più compatte e leggere (ad es. l’Eclair) e del formato 16 mm che diverrà poi d’impiego comune nell’attualità e nella cronaca televisiva a partire dagli anni Sessanta.
Oggi con il termine h.c. si indica la telecamera portatile che, di sempre più ridotte dimensioni e agevole gestione, è divenuta strumento di ‘mediazione’ insostituibile per quanto riguarda l’attualità e la cronaca giornalistica. La crescente miniaturizzazione delle telecamere e l’affidabilità di supporti magnetici ridotti (dal video Hi 8 al MiniDV) tendono a fare della h.c., che è anche camcorder, la ‘penna’ o la ‘macchina da scrivere’ del nuovo giornalista. (ENG;Formato)
Va da sé che l’estrema maneggevolezza e duttilità dell’h.c. pongono l’operatore di fronte a nuove responsabilità di etica professionale esponendolo a una serie di rischi, come la violazione della privacy, la predilezione gratuita del particolare inquietante, dell’immagine violenta o macabra e, al limite, la facilità d’enfatizzare il carattere drammatico e ‘rubato’ di certa cronaca (Deontologia della comunicazione).
Quanto all’uso della tecnica h.c. nel cinema o nello show televisivo, esso ha trovato un ausilio notevole nella steady-cam (macchina stabile), una sorta di marchingegno di contrappesi, indossato dall’operatore per stabilizzare le sue ‘riprese a mano’. Un risultato analogo viene offerto anche da ‘stabilizzatori’ ottici o elettronici (meno validi) montati direttamente sui camcorder recenti.
La cinepresa mobile viene impiegata assai presto per alcune riprese di attualità (famose le immagini dell’assassinio di Alessandro I, a Marsiglia nel 1935, carpite appunto grazie all’impiego di una cinepresa ‘a mano’) o per ottenere particolari effetti, dalle ‘soggettive’ ai sussulti di un terremoto, alle fasi di una lotta, ecc.). Ma è solo alla fine degli anni Cinquanta che se ne scopre un nuovo uso espressivo, nel cinema statunitense underground Ashley, Engel e Orkin; Mackenzie; Cassavetes; Leackock, ecc. e in quello francese d’avanguardia, da Rouch a Reichenbach, al primo Lelouch, grazie anche all’adozione di cineprese sempre più compatte e leggere (ad es. l’Eclair) e del formato 16 mm che diverrà poi d’impiego comune nell’attualità e nella cronaca televisiva a partire dagli anni Sessanta.
Oggi con il termine h.c. si indica la telecamera portatile che, di sempre più ridotte dimensioni e agevole gestione, è divenuta strumento di ‘mediazione’ insostituibile per quanto riguarda l’attualità e la cronaca giornalistica. La crescente miniaturizzazione delle telecamere e l’affidabilità di supporti magnetici ridotti (dal video Hi 8 al MiniDV) tendono a fare della h.c., che è anche camcorder, la ‘penna’ o la ‘macchina da scrivere’ del nuovo giornalista. (ENG;Formato)
Va da sé che l’estrema maneggevolezza e duttilità dell’h.c. pongono l’operatore di fronte a nuove responsabilità di etica professionale esponendolo a una serie di rischi, come la violazione della privacy, la predilezione gratuita del particolare inquietante, dell’immagine violenta o macabra e, al limite, la facilità d’enfatizzare il carattere drammatico e ‘rubato’ di certa cronaca (Deontologia della comunicazione).
Quanto all’uso della tecnica h.c. nel cinema o nello show televisivo, esso ha trovato un ausilio notevole nella steady-cam (macchina stabile), una sorta di marchingegno di contrappesi, indossato dall’operatore per stabilizzare le sue ‘riprese a mano’. Un risultato analogo viene offerto anche da ‘stabilizzatori’ ottici o elettronici (meno validi) montati direttamente sui camcorder recenti.
L. C.
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Note
Come citare questa voce
Castellani Leandro , Handy-cam, in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
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